Il nome della Rosa
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Il nome della rosa è il primo romanzo scritto da Umberto Eco, ordinario di semiotica e presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici presso l'Università di Bologna.
Dopo aver scritto moltissimi saggi, Eco decide di scrivere il suo primo romanzo, edito per la prima volta nel 1980, e si cimenta con un genere abbastanza difficile come il giallo, in particolare con il sottogenere deduttivo.
L'opera è ambientata nel Medio Evo e viene presentata come il manoscritto di un novizio che ha trascritto una sua particolare avventura in compagnia del suo maestro.
La narrazione, suddivisa in sette giornate, vede protagonisti Guglielmo da Baskerville e il novizio Adso, il narratore della storia. Sin dai nomi, dalle descrizioni dei personaggi e dallo stile scelto per la narrazione, risulta evidente l'omaggio che Eco fa a sir Arthur Conan Doyle e al suo personaggio di maggior successo: Sherlock Holmes.
Guglielmo, infatti, sembra ricavato, per descrizione fisica e per metodo d'indagine, dalla figura di Sherlock: le sue capacità deduttive, la sua umiltà e il suo desiderio di conoscenza sembrano, infatti, riprendere e, a tratti, esaltare gli aspetti migliori del detective britannico. Inoltre proviene dalla contea di Baskerville, che riprende il nome dal miglior romanzo di Doyle, Il mastino dei Baskerville, che per atmosfera può tranquillamente essere considerato come una delle fonti del libro di Eco.
D'altra parte il giovane Adso è ricalcato proprio sulla figura del fido Watson. Non solo è il narratore in prima persona della vicenda, proprio come il buon dottore, ma ne riprende le prime caratteristiche iniziali: ottuso e poco attento, pur se volenteroso di imparare e pronto all'azione, Adso, a differenza di Watson, alla fine dimostra, però, di non riuscire ad imparare quanto al contrario riesce ad imparare il buon dottore, quasi come se Eco stesso volesse prendere le distanze da Conan Doyle e porsi in una posizione di inferiorità rispetto al maestro inglese.
Senza svelare troppo dei contenuti della storia, essa narra di come Guglielmo e Adso si recano ad un monastero posto tra i monti dell'Italia, sede di un delicato convegno religioso che vede protagonisti i francescani e i benedettini, ordini situati su posizioni abbastanza lontane. I due francescani si stanno recando in questo luogo lontano chiamati dall'abate, preoccupato che alcuni fatti misteriosi e, soprattutto, l'improvvisa e inspiegabile morte di un confratello possa far saltare i lavori del congresso e far ricadere la colpa su di lui.
Nonostante la quasi totale libertà di movimento concessa all'ex-inquisitore, le morti si susseguono e sembrano tutte ruotare attorno alla biblioteca, vanto e onore del monastero, e ad un misterioso manoscritto, letale e terribile. La situazione è complicata dall'imminente convegno e dalla scoperta di due eretici tra le fila degli amanuensi: così, in un'atmosfera inquietante, tra discorsi sulle donne, oggetto della perdizione del mondo, e sull'eresia, così antichi e al tempo stesso così moderni e attuali, Guglielmo e Adso si avvicinano sempre più alla verità , fino a scoprire il misterioso manoscritto (il secondo perduto libro della Poetica di Aristotele, che tratta della commedia, edunque del riso e dello scherzo) per cui così tanti monaci sono morti e il misterioso assassino (Jorge de la Burges, l'ex-bibliotecario, ormai cieco, che aveva sparso sulle pagine del manoscritto un letale veleno) che così bene ha colpito nel monastero.
Alla fine, scoperta ogni cosa, i due protagonisti si allontanano, mentre la biblioteca brucia nell'incendio appiccato dal pazzo Jorge. In tema di citazioni e ammiccamenti più o meno nascosti (di cui il romanzo è disseminato dall'inizio alla fine) è abbastanza palese che tanto il nome di questo personaggio (Jorge de la Burges), quanto il trinomio cecità /biblioteca/labirinto a lui collegato, costituiscano un'allusione nemmeno troppo velata allo scrittore argentino Jorge Luis Borges.
Oltre alle altre opere di Eco (Il pendolo di Foucault del 1998, L'isola del giorno prima del 1994, Baudolino del 2000,La misteriosa fiamma della Regina Loana del 2004), sulla stessa scia si pone Q di Luther Blissett, spy-story medievale ambientata al tempo dei moti eretici.
Si ricorda, infine, che da questo romanzo Jean-Jacques Annaud ha tratto un film (sempre dal titolo Il nome della Rosa, con Sean Connery, F. Murray Abraham, Christian Slater, Ron Perlman).
[1]La storia
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